Come primo articolo del mio blog, desidero affrontare una domanda che mi viene posta di frequente durante i miei corsi: “Che cosa mi dà Mindfulness, concretamente?” Per rispondere, non voglio affidarmi alla teoria, ma raccontare la mia esperienza personale.
Prima di essere un docente, sono un praticante. Medito ogni giorno e integro Mindfulness nella mia quotidianità attraverso pratiche informali.
Dalla reattività alla consapevolezza
Sono una persona proattiva e, prima di conoscere Mindfulness, tendevo ad attivare rapidamente il mio sistema neurovegetativo simpatico, quello che ci prepara alla reazione e allo stress. Mindfulness è diventata la mia “àncora”, l’elemento che mi aiuta a tornare al momento presente e a riattivare il sistema parasimpatico, il sistema del “riposo e della digestione”.
Quando noto che la tensione aumenta o che la mente inizia a correre, mi fermo, anche solo per un istante. Respiro. E quell’attimo di consapevolezza è sufficiente a bilanciare la mia reazione, permettendomi di rispondere in modo più calmo e centrato.
Oltre alla pratica formale, cerco di vivere la mia vita seguendo gli atteggiamenti cardine di Mindfulness, come la mente del principiante, l’accettazione e l’equanimità. Questi principi non sono solo concetti astratti, ma strumenti concreti che ho imparato a integrare.
La mente del principiante aiuta a vedere ogni situazione con occhi nuovi, senza i pregiudizi del passato. L’accettazione ricorda che ci sono aspetti della vita che non si possono cambiare e che si possono accogliere senza resistenze. L’equanimità permette di mantenere una calma interiore, indipendentemente dalle turbolenze esterne.
Accettare i propri limiti, con gentilezza
Ovviamente, sono un essere umano. Ci sono momenti in cui non riesco ad applicare Mindfulness, e la stanchezza come lo stress prendono il sopravvento. Ma è proprio in quel preciso momento che Mindfulness è estremamente utile: utilizzo la gentilezza verso me stesso e l’accettazione verso le mie fragilità.
Il percorso che ho svolto mi ha permesso di sviluppare una maggiore conoscenza di me stesso, ma soprattutto mi ha permesso di accettare i miei limiti incondizionatamente. È un percorso continuo di scoperta, fatto di progressi, ma a volte anche di passi indietro. Ed è proprio questa l’essenza della pratica: tornare, sempre, con gentilezza e accettazione verso il qui e ora.
